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Necessità del tempo presente                       

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– R i n n o v a  r e   i l   S é–

Claudio Gregorat

Col termine  “tempo presente”  si intende indicare quello che ha avuto un certo inizio nel 1998, come terzo multiplo del 666 e con l’eclisse di sole del 1999.*  Da allora l’atmosfera eterica della terra è mutata considerevolmente. Sono fluiti in essa spiriti ostacolatori in modo massiccio; atto che è chiaramente percepibile con un po’ di attenzione  proprio dalla temperie  spirituale  e  consistenza-qualità  dell’aria  che  respiriamo.

Che significato hanno questi eventi? Disturbare al massimo la percezione del Cristo-Widar Eterico nell’atmosfera e grandi occupazioni distruttive degli spazi vuoti e di spazi vuoti –creati dall’estrazione del petrolio e del metano, ad esempio– ve ne sono molti in varie parti della terra. E poi preparare la futura incorporazione di Arimane.

L’azione disturbatrice viene potenziata poi dal comportamento degli uomini: mancanza di fiducia nelle Potenze Spirituali; incredulità per eccessivo materialismo;  sentimenti diffusi di odio e violenza derivati dalla “paura” ormai permanente; pensieri, sentimenti ed azioni puramente materialistici; stupidaggini e vuotezze senza senso che occupano le anime e così via.

Questo vale ovviamente anche per le eclissi di Luna, poiché introducono forze distruttive in un contesto già saturo.

In questa situazione così preoccupante, quali sono le occupazioni degli uomini in genere?

Sognare, sognare e ancora sognare. E non si deve credere di non sognare solo per il fatto di coltivare la Scienza dello Spirito: anzi, da un certo aspetto, si sogna ancor di più, in quanto si vive nell’unilateralità del “pensare conoscente”, e non lo si “vive tradotto in azioni”. E  oggi sono le azioni che contano. L’anima di coscienza e il taglio  micheliano del vivere moderno, richiedono azione: azione compenetrata di pensiero, ma azione.

Così proprio in questo senso vengono qui esposte tre possibilità di “rinnovamento della quotidianità” nel pensare, sentire e volere.

Dunque “agire”, ma “come”? Seguendo il dettato del “cuore” e non più della mente e della conoscenza. E se col cuore vive anche conoscenza, allora si può essere sicuri di venir ascoltati. In fondo, le parole che convincono sono quelle che nascono dall’esperienza viva e  vissuta e vengono proferite col cuore, con entusiasmo giovanile, e non per il fatto di ricordare qualcosa di letto e studiato.

L’uomo si esprime attraverso le facoltà del pensiero, del sentimento e della volontà: cerchiamo di renderle vive, reali, concrete, fondate sull’attualità.

Quanto segue è il risultato di ricerche personali dello scrivente, quali indicazioni per compiti futuri  da porre in pratica a cominciare da ora: non si tratta di qualcosa di raggiunto, ma da raggiungere, sempre tenendo conto che siamo uomini “in divenire”.

Pensare: l’uomo oggi crea pensieri fondati sul nulla e a patto che sappia formularli. Un filosofo come Heidegger, nelle lezioni tenute nell’università di Friburgo nel 1951-52, inizia con le parole:

“Arriviamo a capire che cosa significa pensare quando noi stessi pensiamo. Perché un simile tentativo riesca, dobbiamo essere preparati e imparare a pensare. E non appena ci impegnamo in questo imparare, abbiamo anche già confessato che non siamo capaci di pensare.

“In quanto animale razionale, l’uomo deve essere in grado di pensare, solo se lo vuole…ma

       l’uomo è in grado di pensare nella misura in cui ne ha la capacità”

“Per essere capaci del pensiero, dobbiamo impararlo.

“Il più considerevole (fatto) è che noi ancora non pensiamo; continuiamo ancora a non  pensare, nonostante la situazione del mondo diventi sempre più preoccupante”.

E più avanti, proprio riguardo all’interesse che oggi la filosofia desta, dice:

       “Che si mostri interesse per la filosofia, non attesta ancora alcuna disposizione al pensiero.

       Certo, ci si occupa ovunque in modo serio della filosofia e sua questioni. Si fa sfoggio e di

encomiabile erudizione nell’indagine storica…

“Anche il fatto che ci dedichiamo per anni a penetrare i trattati e gli scritti del grandi pensatori, non è ancora una garanzia che pensiamo o che almeno siamo prepararti a pensare.

Al contrario: l’occuparci di filosofia può anche ingannarci nel modo più tenace, dandoci l’illusione di pensare, perché, in fin dei conti, senza sosta filosofiamo.

“…..dal canto suo la scienza non pensa non può pensare… l’abisso che sta tra il pensiero e le scienze diventa visibile e se ne riconosce insuperabilità”.

       “Il pensiero intorno al pensiero si è sviluppato in occidente col nome di <logica>… che si è trasformata in <logistica> in quanto consente sicure utilizzazioni in campo tecnico”.

L’esempio di Heidegger viene presentato come testimonianza di un filosofo contemporaneo sulla incapacità di adoperare lo strumento del pensare, a partire da lui stesso ovviamente, dato che si pone il problema. **

Ma così è ancor più necessario svilupparlo e  renderlo “pratico”.  Ma cosa significa “rendere pratico il pensare”?  Significa renderlo <aderente alla vita, ai fatti del mondo>.

La Scienza dello Spirito genera entusiasmo per la vita, per il fatto di renderla comprensibile nei suoi svariati aspetti. Ma cela in sé –se non si è maturi– il pericolo di uscire dalla vita per sognare su di essa. Invece quello che è importante è di essere solidamente poggiati sulla realtà di essa e di procedere con fermezza: e questo è molto importante soprattutto là dove vi sono inizi di percezioni soprasensibili. E’ legittimo investigare i mondi superiori sì, ma coi piedi ben fermi sulla terra.

Ora le persone che si ritengono pratiche sono quelle che mantengono inalterate vecchie abitudini e dicono:”Si fa così perché così si è sempre fatto”, sicure della bontà e verità del “sempre fatto” che dà loro sicurezza, e dinanzi a qualsiasi cosa giudicano secondo schemi rigidi.

Vi sono invece vari esempi di invenzioni e innovazioni compiute da persone del tutto estranee all’oggetto dell’innovazione stessa: oppure per motivi ”casuali” diciamo così, come la vulcanizzazione della gomma, le lenti per occhiali ecc.   Quindi invenzioni dovute a persone non specializzate in un solo campo, ma aperte alle necessità esistenziali.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              

La base di partenza è una sola e molto semplice: la realtà del mondo non scorre a caso, ma secondo determinate leggi, le quali <sono già nelle cose ed eventi>. Non vi è fenomeno che non si attui secondo pensieri. Il mondo è costruito secondo i <pensieri della divinità> e per tale fatto si possono percepire e tradurre in pensieri umani, leggi della natura ecc.

Rudolf Steiner fa l’esempio dell’orologio: questo non si è costruito da solo, ma a seguito dei pensieri dell’orologiaio; e smontandolo riusciamo a ripercorrere i suoi pensieri, a posteriori.  Se non vi fossero non potremmo capire l’orologio: e così di qualsiasi macchina.

Ora il mondo è costruito secondo pensieri, che noi traduciamo in leggi. Da questa semplicissima constatazione, si tocca con mano l’assurdità kantiana dell’impossibilità di conoscere “la cosa in sé”.

Un pensare “pratico” – cioè secondo realtà – è quello che si dispone a norma dei pensieri che sono “entro le cose”; cerca di percepirli e di adattare il suo agire secondo le loro necessità. A tutta prima si tratta di procedere con fiducia e non tentare conclusioni affrettate, ma attendere che “i pensieri delle cose si manifestino”: fiducia che le “connessioni esistenti in natura si effettuino anche in noi osservatori”. E la via via più sicura è quella di procedere “per immagini”. Cioè, farsi delle immagini dei fenomeni nella loro successione e attendere che le connessioni esplicative avvengano.

Questo vale per tutto quanto cade sotto la nostra percezione, anche per gli uomini. Evitare giudizi superficiali, immedesimarsi nelle percezioni e attendere: i pensieri-immagini giuste e <reali>  si riveleranno.

Ora i fenomeni del mondo e della vita scorrono senza posa nel tempo, come la musica. Ogni musica ha come sua caratteristica essenziale la fluidità, lo scorrere sempre rinnovandosi  senza posa e senza ripetizioni. Così anche ogni fenomeno naturale non si ripete mai, ma si presenta sempre in forma rinnovata. Quindi, per poterla seguire, anche il nostro pensare deve acquisire la medesima fluidità e mobilità e mai chiudersi in categorie rigide, che sono “al di fuori della realtà”.

Un lavoro per mezzo di “immagini” è il metodo più sicuro, in quanto è più facile metamorfosare in continuazione un’immagine e trasformarla in altra sempre rinnovata: ovviamente immagini di fatti reali e non inventate o supposte. Se non si fa attenzione, può intervenire la Potenza luciferica e conferire ali all’immaginazione, ma fuori della realtà: è necessaria un’attenzione scrupolosa.

Per il pensare dunque, si potrebbe seguire questa via per renderlo sempre più aderente al reale: il mondo ne ha fin troppi di pensieri che poggiano sull’utopia,  sul miraggio,  sull’ipotesi –o anche sulla “logica”, la quale va per conto suo, potendo con essa dimostrare una cosa e il suo contrario – e mai sul reale.    

Non accontentarsi di pensieri non controllati e spontanei.  Questi sono certo possibili quali “intuizioni del reale”, ma vanno appunto seguiti e condotti alla realtà delle cose. Non consentire mai che il pensiero vaghi senza meta come nei periodi di siesta, o veglia notturna, dove essi, appunto liberi dal corpo, possono raggiungere vette fantastiche di sogno irreale.  In questi casi, darsi ad un solo pensiero scelto e deciso al momento e seguirlo in tutte le sue conseguenti metamorfosi.

Il pensare – che è “attività precipua dell’IO” – si rinforza e acquista praticità che significa “adesione al reale” il quale, ovviamente non è di sola natura fisica ma anche metafisica-spirituale. Al contempo l’IO acquista sempre maggiore forza e consistenza. 

PENSARE LA REALTA’    

Sentire: si potrebbe rinnovare il sentire nel momento in cui si seguono i propri sentimenti in modo da seguirli sempre con la coscienza desta e non consentendo che “vaghino a caso” così come d’ordinario e proporsi che seguano il principio della “moralità” più elevata.

Non mi chiedo mai se il sentimento che sta tentando di sorgere in me in questo momento reca in sé l’impronta dell’assoluta onestà, benevola e amorevole disposizione, tolleranza,  assenza di critica negativa, generosità e altruismo.

Oppure è semplicemente espressione di un egoismo che io non scorgo: quindi antipatie, rivalità, vanità predominante e presunzione, tutte qualità malcelate e presentate a me stesso come altruismo.

Se ora, prima di lasciare che esso sentimento sorga in me, lo analizzo un momento e scortane l’inadeguatezza morale, lo cancello o lo trasformo nel suo contrario, oppure lo adegua alla realtà delle cose,  allora posso dire di introdurre un elemento nuovo nel mondo dei miei sentimenti.

Importante è il modo, lo stile dell’eloquio. Sappiamo che la parola è lo specchio del sentire nella sua espressione verso l’esterno come  comunicazione.  Così  sarà   necessario rendersi conto con consapevolezza del  “come”  si sta parlando oltre al  “cosa”  si dice, oltre alla “realtà-verità” di ciò che si dice.

La mia parola è ben formulata, esteticamente bella e armoniosa? Oppure le parole mi cadono dalla bocca senza mia partecipazione consapevole? Curo la “forma” del mio eloquio, oppure vado avanti a caso in modo del tutto informale e improvvisato, colmo di “eeeeh!”, di “no?”, di “vero?” ; interiezioni che indicano il non sapere cosa dire?

MORALITA’ NEL SENTIRE

Volere: vi sono nella giornata azioni che “devo” fare per necessità e che ripeto e ripeto da anni senza poterle eliminare in quanto necessità esistenziali.

Ma se io introduco in esse azioni, anche minime, la “Bellezza”, ecco che trasformo il mondo intorno a me nel modo più radicale. Sì, poiché tutto nella vita assume un aspetto ed una significazione diversa, se è la “Bellezza”  a condurre e regolare le azioni.

Ora Bellezza significa anche Verità e Moralità e Realtà.

Se pensiamo al mondo delle macchine e alla loro “bruttezza” agli inizi del loro apparire e le confrontiamo oggi che col disegno industriale “si vestono di bellezza”, potremo comprendere meglio l’importanza di questo fatto estetico.

Rudolf Steiner nel 4° dramma mistero introduce Giovanni Tomasio, pittore, in una fabbrica con lo scopo di “vestire di Bellezza” i congegni meccanici: quasi a riscatto degli Esseri elementari arimanici, “costretti” in esse macchine.

Partiamo innanzitutto da noi stessi: come mi presento al mondo nel parlare, gestire, muovermi, camminare; e poi ancora nel vestire. Questo è un punto veramente dolente: la gente si veste come se fosse cieca e non riesce a scorgere una possibile “armonia” di colori e di forme nel proprio abbigliamento.

Poi: come dispongo l’ambiente in cui vivo e lavoro? È ordinato, pulito, esteticamente soddisfacente?

I rapporti col prossimo, sono educati, rispettosi della libertà altrui, tolleranti e benevoli nel tratto e nel “tatto” che comporta l’astenersi da giudizi non confermati dalla realtà?

In sintesi si può riassumere il tutto con le parole:

– PENSARE SECONDO REALTA’ – deve diffondere  POSITIVITA’ per il mondo e la vita

– SENTIRE SECONDO MORALITA’ – deve diffondere CALORE DELL’ANIMA E PARTECIPAZIONE

– VOLERE SECONDO BELLEZZA – deve diffondere ARMONIA NEL VIVERE

Queste tre massime potrebbero diventare la direttrice della vita dell’anima tesa ad un “rinnovamento di se stessa”.

Note

* – Eclissi di sole negli ultimi 15 anni viste dalla regione dell’effetto massimo:

1994 Brasile –  1999 Austria – 2001 Zimbaue – 2002 Sudafrica – 2005 sudan

** – Heidegger continua il suo saggio sviluppandolo in maniera del tutto personale, del tutto diverso da questo ora viene detto.


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